I testimoni

Sul versante della tradizione testuale l'Arte della fuga è attestata nel seguente gruppo principale di testimoni:

- il manoscritto autografo A, una bella copia risalente al 1742 (Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, Preußischer Kulturbesitz, Mus. ms. autogr. Bach P 200); il frontespizio reca il suggestivo titolo Die Kunst der Fuga di Sig.o Joh. Seb. Bach, inserito dal genero di Bach, Johann Christoph Altnickol, e affermatosi quindi come titolo ufficiale dell'opera pur non essendo di mano del compositore; tuttavia secondo Christoph Wolff, uno dei maggiori studiosi bachiani, con ogni probabilità fu proprio Bach a concepirlo. Nel manoscritto sono assenti i contrappunti 4 e 14, i due canoni alla Decima e alla Duodecima, nonché la versione per due clavicembali del contrappunto 13, rectus e inversus. Il testo musicale è notato in partitura (quindi con quattro pentagrammi separati, uno per voce), e sono assenti titoli e denominazioni per i singoli brani salvo i canoni;

- i tre manoscritti autografi B1, B2 e B3 (circa 1749): essi consistono in fogli staccati e contengono solo alcuni brani; ad esempio, il manoscritto B1 (Mus. ms. autogr. Bach P 200, Beilage 1) contiene unicamente il canone per Augmentationem in contrario motu, del quale è testimone primario dato che la stampa del 1751 appare derivata direttamente da qui; la notazione presenta inoltre due soli righi nell'attuale disposizione per tastiera.
E' invece il B2 (Bach P 200, Beilage 2) a tramandarci l'arrangiamento bachiano per due clavicembali del contrappunto 13, rectus e inversus, poi inclusi nella stampa (ma capovolgendo la successione di rectus e inversus).
La celebre quanto controversa fuga incompleta, ovvero il contrappunto 14, è invece tràdita dal manoscritto B3 (Bach P 200, Beilage 3); anch'essa inclusa poi nell'edizione a stampa del 1751 esattamente come appare nel manoscritto (ma col nuovo titolo di Fuga a 3 Soggetti), nel frammento B3 questa fuga si trova notata su due pentagrammi;

- la prima edizione a stampa, databile al 1751 [7] e realizzata con la tecnica dell'incisione su lastra nella stamperia di Johann Heinrich Schübler. Grazie alla registrazione di un pagamento effettuato a favore di Schübler abbiamo la prova che il Kantor stesse seguendo egli stesso le fasi dell'edizione, poi ultimata da altri dopo la sua morte (28 luglio 1750). Il titolo sul frontespizio presenta la forma tedesca definitiva Die Kunst der Fuge.

- Ai precedenti testimoni si aggiunga la seconda edizione a stampa, datata 1752 [8] e derivata dalla prima, dalla quale si discosta unicamente per alcune piccole correzioni al testo musicale e per la presenza di una lettera prefatoria di Friedrich Wilhelm Marpurg.

Infine, è essenziale menzionare il ritrovamento, avvenuto a Kiev nel 1999, di un importantissimo fondo musicale scomparso da Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale, contenente anche opere finora sconosciute di vari membri della famiglia Bach (tra cui Johann Sebastian e Carl Philipp Emanuel), ed una serie di studi contrappuntistici preparatori all'Arte della fuga: proprio questa inestimabile sezione del fondo ritrovato ha permesso di retrodatare, come annunciato sopra, i primi esperimenti compositivi di Bach sull'Arte ai tardi anni '30 del '700.

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7. Gli unici esemplari di questa prima edizione al momento esistenti si trovano attualmente nelle seguenti biblioteche: Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Musiksammlung (2 esemplari); Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, Musikabteilung; Eisenach, Bachhaus und Bachmuseum; Olanda, Den Haag, Gemeentemuseum.
8. Dei 16 esemplari superstiti della seconda edizione solo uno è conservato in Italia, più precisamente presso il Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna.
Introduzione
Bach e i rapporti matematici
Le problematiche esecutive
I testimoni
L'ordinamento dei brani
Il DNA motivico
La struttura generale
Analisi dei contrappunti
Il corale Wenn wir in hoechsten Noethen
Bibliografia essenziale
Sitografia
Discografia

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